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L’informazione globale e la conoscenza per tutti

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C’è stato un tempo in cui l’informazione era scarsa, diffusa male e con pochi mezzi. Facile da pilotare a proprio piacimento, non era altro che ciò che chi era al potere voleva che si sapesse. Poco, lo stretto necessario per sopravvivere, le poche nozioni insegnate a scuola e le altre (sempre poche) diffuse attraverso ciò che era ma ancora non si chiamava “media”, da leggere “midia” perché non è una parola italiana. L’informazione era l’arma per controllare e tenere nella loro ignoranza gli ignoranti.

Quel tempo è finito, siamo arrivati a un’informazione più capillare, le enciclopedie sono entrate nelle case di tutti e bene o male si riusciva a trovare risposta a qualunque dubbio che esulasse l’insegnamento scolastico e l’informazione di tutti i giorni.

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L’imaparamento clopale

Passato anche quel tempo siamo arrivati all’informazione globale grazie a Internet, che ha portato nelle case di tutti l’informazione completa e a basso prezzo. Giusto il costo della connessione per accedere a notizie e risposte a tutte le domande del mondo, o quasi.

Letta così potrebbe sembrare una crescita esponenziale, una cosa positiva, la conoscenza per tutti a portata di “click”, come si usa dire adesso. E invece no. Osservando bene il fenomeno, ci si può rendere conto che, per fare un esempio, il medico viene dopo il consulto della rete. Prima chiedo alla rete, poi vado dal medico con già la diagnosi e la prognosi pronta, per avere giusto una conferma. E se non mi può dare conferma cambio medico. L’informazione capillare non è sempre informazione. Spesso è disinformazione. Ormai siamo tornati, senza rendercene conto, ai tempi in cui la verità era quella cosa di cui più si parlava, quella che veniva gridata più forte. Quella che… avete presente le chiacchiere di quartiere? Quelle del tipo “Gnagno è guarito dall’herpes con un impacco di malva e dieci Padre Nostro“? Ecco, ora pensateci bene, perché a quelle voci, man mano che prendevano piede, ci si credeva. Oggi potremmo usare un paragone con “Un malato di cancro è guarito grazie al limone e al bicarbonato“.

Esatto, sto parlando di un ritorno ai tempi bui dell’informazione, quando ce n’era poca o niente. Ora che è tanta, tantissima, troppa direi, siamo ancora lì. A credere al primo che ci spara la supercazzola sensazionalista. Siamo tornati indietro di 50, forse 60 anni e anche più. Gli sciamani o, come le chiamavano qui, le donne che fanno le medicine, ora sono in rete e da lì diramano la loro informazione, che poi sarebbe disinformazione o, nei casi più gravi, atti di (in)cosciente ignoranza. E la rete, da qualche anno, ha offerto loro un potente mezzo di diffusione che è il social media. Uno in particolare è veicolo di fesserie varie in tutti i campi, perché è il più frequentato e ormai tutti (tranne me) hanno un profilo Facebook.

L’informazione, ancora e di nuovo oggi, è il modo per tenere nel loro status di ignorante gli ignoranti. Stavolta non dall’alto, il controllo vuole venire dal basso. E attenzione: viene anche da più in basso rispetto al vostro livello di ignoranza. Preciso a questo punto che ignoranza è la mancata conoscenza di un argomento e non un insulto. Una condizione di non conoscenza, e non di non intelligenza. Bisogna infatti essere degli ignoranti intelligenti e capire cosa può essere una stupidaggine e cosa no. Sempre compatibilmente con lo stato d’animo, perché un malato e il parente di un malato è più debole e può arrivare a provare tutto puri di salvarsi/salvare il proprio caro.

Ecco, ora leggete questo articolo, giusto per capire il mio sfogo:

http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2015/10/08/e_allarme_vaccinazioni_in_sardegna_i_genitori_si_fidano_solo_di_i-68-438575.html

Buona (dis)informazione.

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